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Polizze Long Term Care
Cosa sono e perché sono sempre più importanti

Le polizze Long Term Care servono per coprire le spese che si devono sostenere in seguito alla perdita dell’autosufficienza per infortunio, malattia o vecchiaia.

Sono polizze spesso offerte come garanzia complementare che affiancano altre polizze vita, ma possono anche essere sottoscritte separatamente.

La copertura si attiva quando l’assicurato non può più provvedere autonomamente ai suoi bisogni primari.

La prestazione viene erogata nel momento in cui si verifica l’incapacità di svolgere in modo presumibilmente permanente, anche con l’aiuto di speciali apparecchiature, un numero minimo (di solito fissato a tre) delle seguenti attività ordinarie della vita quotidiana dette Activities of Daily Living (ADL):

  1.  lavarsi: capacità di lavarsi nella vasca o nella doccia (e anche di entrare e uscire dalla  vasca o dalla doccia) o lavarsi in modo soddisfacente in altro modo
  2. vestirsi: capacità di indossare, togliersi, allacciare e slacciare ogni tipo di indumento ed, eventualmente, anche bretelle, arti artificiali o altri apparecchi protesici
  3.  alimentarsi: capacità di ingerire senza aiuto il cibo preparato da altri
  4.  andare in bagno: capacità di andare in bagno o comunque di mingere ed evacuare in modo da mantenere un livello di igiene personale soddisfacente
  5.  mobilità: capacità di muoversi in casa da una stanza all’altra sullo stesso piano
  6. spostarsi: capacità di passare dal letto ad una sedia o sedia a rotelle e viceversa

 

Ci sono anche altri indicatori utilizzati per stabilire lo stato di non autosufficienza di una persona, ma quello che usa l’Activities of Daily Living al momento è quello più diffuso.

 

I premi delle polizze long term care godono della detrazione di imposta ai fini IRPEF attualmente pari al 19% dei premi versati entro il limite massimo di 1.291,14 euro.

Mentre le rendite percepite in caso di perdita dell’autosufficienza sono esenti dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF).

Le polizze long term care possono essere di due tipi:

  1. a) ad accumulazione
  2. b) a ripartizione

 

  1. A) Le polizze long term care ad accumulazione sono collegate al ramo vita e prevedono l’accumulo del capitale che in caso di non autosufficienza verrà convertito in una rendita immediata, di importo prefissato, da corrispondere fino a che sussiste la condizione di non autosufficienza.

Secondo le simulazioni ISVAP (dal 01/01/2013 divenuto IVASS – Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) questa tipologia di polizza deve essere sottoscritta, se non si vuole pagare un premio estremamente elevato, entro i 45 anni in modo da avere il tempo di crearsi un proprio capitale.
La prestazione dovuta dalla compagnia assicurativa può consistere:

-nel pagamento del capitale pattuito

-nell’erogazione di una rendita

-quando la copertura LTC è abbinata ad una assicurazione sulla vita nell’erogazione di una rendita maggiorata rispetto a quella che spetterebbe all’assicurato nel caso in cui raggiunga in condizioni di autosufficienza l’età prevista nel contratto.

I principali vantaggi di questa soluzione sono dati dal fatto che l’assicurato, anche se non diverrà non autosufficiente, ha la possibilità di rientrare in possesso almeno di una parte del capitale maturato e che, optando per il capitale a scadenza, ha maggiore autonomia su come gestirsi la propria non autosufficienza.

 

  1. B) Le polizze long term care a ripartizione, invece, sono collegate al ramo malattia e non accumulano i premi versati, pertanto non restituiscono nulla se non si verifica l’evento assicurato.

Il premio copre il rischio per l’anno di riferimento per cui viene pagato e, di conseguenza, sono polizze che si basano sul concetto di mutualità fra gli assicurati.

La prestazione che la compagnia assicurativa deve in caso di non autosufficienza può essere:

– il pagamento di una diaria per tutto il periodo della non autosufficienza con la possibile previsione di un periodo massimo

– il pagamento di un capitale

– il rimborso delle spese sanitarie

– l’erogazione diretta dell’assistenza infermieristica o domiciliare

– il pagamento di una somma corrispondente al premio necessario per stipulare una polizza vita a premio unico necessaria per l’erogazione di una rendita vitalizia

I vantaggi di questa tipologia di polizze sono costituiti da un minor costo rispetto a quelle ad accumulazione, sono adatte alle persone già  anziane e possono coprire anche i casi di non autosufficienza giovanile.

Qual’è l’evoluzione prevista per i prossimi anni?

 

Nei paesi sviluppati l’invecchiamento della popolazione si accompagna alla presenza di numerosi nuclei familiari anziani che sono “house-rich cash-poor” (ricco di casa povero di soldi).

Questa definizione, nata negli Stati Uniti, è riferita alle famiglie consumatrici di classe media.

Tali nuclei familiari sono caratterizzati da:

– redditi da pensione modesti

– abitazione principale di proprietà e senza ipoteche

– investimenti mobiliari modesti per lo più tenuti in conti correnti

 

Il risparmio permette di spostare risorse economiche dal periodo lavorativo alla vecchiaia e di proteggersi dagli eventi negativi che richiedo l’impiego di tali risorse.

L’allungamento della vita media amplifica i rischi di malattie debilitanti in età avanzata e il numero delle persone che hanno bisogno di assistenza socio-sanitaria crescerà.

 

La prospettiva è di una crescita della domanda di prestazioni di lungo termine per non autosufficienti in una fase di contrazione della spesa pubblica  e il mercato assicurativo copre una parte ridotta di questi rischi in genere a carico dello Stato.

Ma come saranno finanziate le prestazioni di tipo assicurativo e previdenziale in previsione di una tendenziale insostenibilità della spesa pubblica?

La spesa pubblica per LTC in Europa rappresenta una quota fra il 10% ed il 20% della spesa sanitaria complessiva e si articola in:

– spesa per anziani istituzionalizzati

– spesa per cure domiciliari (homecare)

 

Inoltre, l’equilibrio fra sostenibilità finanziaria e domanda crescente passa attraverso l’assistenza “informale” fornita dalla rete familiare.

Ma, anche in questo caso, ci sarà ancora un ruolo per la rete familiare nel fare fronte ai numerosi e rilevanti rischi che si presentano nel ciclo di vita tenendo conto delle carriere discontinue e del precariato?

La long-term care e le spese sanitarie richiedono un flusso di risorse stabile in età anziana e i neopensionati dovranno garantirsi un certo tenore di vita.

Quando l’assistenza socio-sanitaria pubblica è insufficiente l’onere ricade su figli e nuore. 

Ma fino a quando?

Un’altra possibilità è quella di utilizzare il valore della casa. In alcuni paesi europei vengono proposti strumenti di debito innovativo che consentono ai proprietari di abitazione di attingere al capitale senza rinunciare alla proprietà e mantenendo l’uso.

Gli strumenti per generare la rendita necessaria sono ad esempio:

– prestiti vitalizi ipotecari (riverse mortgages)

– vendita nuda proprietà (home reversion)

– ricontrattazione del mutuo (mortgage recontracting)

 

L’invecchiamento della popolazione in Europa comporterà un fabbisogno crescente di cure e di assistenza.

Una ricerca (1) ha analizzato la domanda potenziale di long-term care a livello dei singoli individui a partire dalla presenza di limitazioni nelle attività quotidiane.

La ricerca ha anche evidenziato forti differenze tra i paesi europei nell’utilizzo delle diverse forme di assistenza (pubblica, privata-assicurativa e privata-familiare)

Non emergono forti sostituibilità nella copertura, quando gli individui hanno limitazioni tendono ad utilizzare tutte le forme di assistenza disponibile.

 

Il Censis (2) ha rilevato che nel 2010 il 32% delle famiglie italiane ha dovuto affrontare gravi situazioni di disagio legate alla necessità di assistere

– persone non autosufficienti

– malati terminali

– portatori di handicap

– persone con dipendenza da alcol e/o droghe

ma anche di sopperire all’improvvisa

– perdita di reddito

– disoccupazione di un loro congiunto

 

Si tratta di disagi gestiti

– dalle famiglie in totale autonomia (59%)

– con il sostegno di amici o parenti (28%)

in assenza o con uno scarso apporto del sistema di welfare che in questi casi presenta,   ancor oggi, delle vere e proprie falle.

 

Tutto questo si ripercuote direttamente sui timori dichiarati dai cittadini, infatti:

– l’85,7% degli intervistati ha una forte angoscia per la non autosufficienza

– l’82,5% degli intervistati ha paura di non poter sostenere le spese mediche

 

Per stimare il numero dei futuri anziani non autosufficienti si può partire da quanto incide oggi la disabilità sulle diverse classi di età in base alle stime fatte dall’ISTAT (3).

Nel 2005 in Italia c’erano 2.600.000 disabili pari al 4,8% della popolazione italiana superiore ai 6 anni. Di questi disabili ben 2.015.000 erano ultra sessantacinquenni, pari al 77,5% del totale disabili e al 18,8% della popolazione ultra sessantacinquenne.

Se

– si ipotizza che la quota degli anziani non autosufficienti sul totale degli anziani rimanga    sostanzialmente costante

– si considerano le stime che prevedono tra il 2008 e il 2040 un aumento del numero degli ultra sessantacinquenni di 6,6 milioni di individui

– si mantiene costante il dato del 2005 relativo al tasso di disabilità del 19% degli over sessantacinquenni

si ottiene una stima dell’aumento del numero degli anziani non autosufficienti pari a 1.500.000 individui.

 

Le polizze long term care sono spesso snobbate, invece sono uno strumento di tutela molto importante considerato l’innalzamento della vita media, la percentuale e il numero di non autosufficienti e il  fatto di non poter più contare con certezza, come fatto dalle generazioni passate, sui/sulle figli/e, sulle nuore e sullo Stato.

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